giovedì 26 aprile 2018

Recensiamo

Pieve Cipolla
Gianpiero Pisso

Le Mezzelane Casa Editrice

Ebook € 5,99
Carteceo €  15,90
Link per l'acquisto:


Sinossi

Pieve Cipolla è un tipico paesino della Val Seriana, uno di quei piccoli paesi in cui la vita è un po’ rude, ma idilliaca, scandita dai tempi della natura e in cui non succede mai nulla. Gli anziani trascorrono il loro tempo giocando a carte, a bocce, bevendo qualche bicchiere di vino rosso in compagnia e raccontandosi le storie di tutti i giorni, perfino quelle che parlano di mostri orribili, creature terrificanti che giurano di aver visto tra i boschi e i pascoli della valle. I giovani invece attendono il momento propizio per lasciare il luogo natio, alla ricerca di fortuna e di opportunità concrete per le loro carriere e tutto ruota intorno alle autorità riconosciute: l’autorità religiosa, rappresentata dal parroco; quella sociale e politica, impersonata dal primo cittadino e quella legale, vale a dire dal maresciallo dei Carabinieri. Ma siamo davvero sicuri che la vita a Pieve Cipolla sia poi così noiosa? Leggendo questo libro non si direbbe proprio…


****

Ho iniziato a leggere “Pieve Cipolla” di sera, dopo una giornata abbastanza pesante, e ho chiuso il libro la sera dopo, con le lacrime agli occhi e con una buona dose di ottimismo che mi mancava da un po’. Una volta conosciuti gli abitanti di Pieve Cipolla, il romanzo umoristico di Gianpiero Pisso, è difficile lasciarli per troppo tempo. L’autore, con uno stile diretto, semplice, ironico e dissacrante (proprio come sono i suoi protagonisti), ci fa entrare nella vita degli abitanti di un paese, che lui chiama Pieve Cipolla ma che si potrebbe chiamare in mille altri modi diversi, situato nell’alta Val Seriana. Chi è nato in una grande città, probabilmente, faticherà non poco a entrare nei meccanismi di “paese”. Chi in un paese piccolo ci è nato sul serio (e io vi nacqui), invece, riconoscerà ogni singolo personaggio che si muove fra le vie, nei bar e nelle case di Pieve Cipolla. Sì, perché i personaggi di Gianpiero Pisso si chiamano Augusto Chiodini, Ersilia, Teo, Mariolino, Giannino, don Roberto e via dicendo, ma potrebbero chiamarsi in qualsiasi altro modo, e rimarrebbero sempre così tanto ben caratterizzati, anche se le vicende raccontate si svolgessero al sud.
L’autore raccomanda ai suoi lettori di non cercare Pieve Cipolla sulle cartine geografiche perché il suo è un paese che non esiste. Eppure, di paesi che somigliano a Pieve Cipolla ne esistono centinaia in tutta Italia, e la cosa bella è che lì si ritrova una comunità che ha ancora il sapore di famiglia, di appartenenza a una terra e alle proprie abitudini e tradizioni. Una vita semplice e apparentemente banale ma che banale non è affatto. Tutti sanno tutto di tutti (e il gioco di parole ci sta benissimo) e, proprio per questo, ogni abitante è parte integrante della vita degli altri. Può sembrare un’ingerenza, una violazione della privacy…ma non è affatto così. Io la chiamo famiglia allargata. La famiglia dalla quale ritornare quando si ha bisogno di sentirsi veramente a “casa”.
Secondo me questo non è semplicemente un romanzo umoristico, pur essendolo sul serio. Chi sa leggere fra le righe riuscirà a capire il vero senso di questa storia e ne coglierà l’aspetto più importante e commovente. Gianpiero Pisso lancia un messaggio sociale davvero profondo con “Pieve Cipolla”, raccontando uno stile di vita che si è perso un po’ dappertutto e rilanciando, attraverso la narrazione, la promozione di un territorio “sano” che in molti tendono a dimenticare, oltre alle bellezze naturali delle vallate bergamasche, le loro tradizioni e l’enogastronomia locale. Un romanzo che è molto più di un romanzo: è un vero spot pubblicitario che fa venire voglia di fare le valigie e di andare a visitare una qualsiasi Pieve Cipolla.


Nato in provincia di Varese, sul Lago Maggiore, dove attualmente risiede con la sua famiglia, l’autore è laureato in ingegneria aeronautica e ha, per molti anni, lavorato come dirigente industriale in grosse società italiane e multinazionali straniere.
Ama viaggiare e dedicarsi alle sue tre principali passioni: scrivere, leggere e dipingere ad acquarello.
La sua narrativa, sempre attuale e talvolta ironica, rifugge dagli eccessi e vuole proporsi come una lettura spensierata, disinvolta e scacciapensieri. Vincitore del premio nazionale “Le Porte del Tempo” 2012, categoria Saggistica, con l’opera: La profezia del Cristo Pagano, edita da Eremon Edizioni. Ha pubblicato anche con Kindle l’e-book Rudiobus, il cavallo d’oro e con Eretica Edizioni, nel 2016, il suo romanzo mistery: La Tela del Maligno. Con Pieve Cipolla l’Autore si è classificato al secondo posto al Premio Nazionale, editi e inediti, Parole di Terra 2016/17.

mercoledì 25 aprile 2018

Recensiamo

"Le streghe di Salem"
Bruno Sebastiani

Le Mezzelane Casa Editrice

Cartaceo € 13,90
Ebook € 4,99

Lo potete acquistare qui: 

Nel 1692 nel villaggio di Salem, contea di Essex, Massachusetts, si produsse un’autentica caccia alle streghe. In un crescendo di fanatismo, 144 persone vennero incriminate, 19 vennero impiccate e una morì per schiacciamento del torace.

Benché assurda, paradossale e drammatica, questa è una vicenda realmente accaduta. Nel 1692 nel villaggio di Salem, contea di Essex, Massachusetts, per un concorso di ragioni che spaziavano dalla difficoltà di piegare quel territorio alle necessità di coloro che vi si erano insediati scacciandone la nativa popolazione di pellerossa, alla siccità, alle terribili invasioni di locuste, al vaiolo, endemico ed epidemico, supportate dal bigottismo e dalla superstizione di una popolazione che ovunque vedeva l’opera del demonio, si produsse un’autentica caccia alle streghe. I coloni erano infatti puritani, osservanti in maniera letterale di quanto sta scritto nelle Sacre Scritture. In quell’atmosfera, per la poco edificante voglia di scherzare di alcune giovinette, si cominciò a parlare di streghe e presto l’intera contea ne sembrò invasa. In un crescendo di fanatismo, 144 persone vennero incriminate, 54 di esse finirono col confessare di essersi associate col maligno, 19 vennero impiccate e una morì per schiacciamento del torace. Questi i numeri che la storia ci racconta, storia da ricordare come esempio di dove possano portare la rigidità religiosa, la meschinità, l’ipocrisia e il rancore.
***

Una ricostruzione storica impressionante e una caratterizzazione dei personaggi accurata e ineccepibile, così come sono ineccepibili l'ambientazione (pare di essere dentro quelle stanze e, soprattutto, nell'aula dove si svolge il processo) e la descrizione di una società bigotta, moralista e puritana come quella di Salem. Bruno Sebastiani non si limita a raccontare una vicenda nota ai più; lo fa con uno stile davvero unico e con riflessioni atte a farci entrare nel modo di pensare dei personaggi, e nelle dinamiche sociali dell'epoca. Solo attraverso uno studio approfondito si riesce a essere così tanto convincenti, quando si scrive un romanzo storico che ha la chiara connotazione di un saggio. Dietro "Le streghe di Salem" di Bruno Sebastiani  c'è, e si sente, lo studioso che, con uno sguardo a volte  ironico, riesce anche ad alleggerire un tema difficile come quello della stregoneria. 
Una storia raccontata con cura, con obiettività, e con una maestria fuori dal comune. Un saggio che dovrebbe essere portato nelle aule scolastiche.


Bruno Sebastiani nasce ad Albano Laziale, a sud di Roma, il 30 aprile 1947. Nasce in un paese e in un periodo storico in cui è palpabile la frenesia di liberarsi quanto prima delle scorie lasciate dal tremendo conflitto da poco concluso (la seconda guerra mondiale). Per la gran quantità di risorse destinate al nostro Paese per avviare la fase di risanamento, si delinea un periodo in cui tutto sembra possibile, specie in relazione alla scarsità di prospettive della generazione precedente. È questo il periodo in cui, per la necessità della ricostruzione, purché si abbia l’età adatta, è facilissimo trovare lavoro. Così, come moltissimi suoi coetanei vogliosi ma non in grado di puntare al bersaglio grosso frequentando l’università, Bruno Sebastiani frequenta un istituto tecnico e consegue il diploma di Perito Elettronico per inserirsi quanto prima e con le giuste credenziali nel mondo del lavoro. Difatti lavora, vince un concorso nelle Ferrovie dello Stato come macchinista e prende a guidare i treni, treni che col passare degli anni si fanno sempre più moderni, confortevoli, veloci, treni che lo portano in ogni dove entro i confini del Paese. Ma tutto questo correre lascia affiorare la necessità di trovare dei punti fermi, qualcosa in cui riconoscersi una volta sceso dal treno. Da qui prende origine la singolare abitudine di fissare sulla carta pensieri, riflessioni, intuizioni che più tardi inizia a elaborare in forma di libri. Bruno Sebastiani scrive libri per il piacere di scrivere e per il desiderio di scoprire, o meglio di imparare, in quanto ogni storia lo costringe ad affrontare numerose ricerche, specie in relazione alla sua preferenza per il romanzo storico, un genere che gli consente autentici tuffi nel passato. Attualmente vive nel comune di Velletri, più lontano dalla capitale dunque e più vicino alla campagna, più lontano anche dai compagni di lavoro di un tempo che incontrava nello scalo ferroviario di San Lorenzo, più lontano da quella sensazione paralizzante che sembra competere ad ogni individuo quando, per raggiunti limiti di età, viene messo a riposo. Difatti, sebbene senza l’assillo degli orari come accadeva prima, Bruno Sebastiani ancora adesso lavora alacremente alla stesura dei suoi romanzi che abbisognano in primo luogo di un numero incalcolabile di letture, letture che sottraggono tempo prezioso al suo hobby più significativo, il pianoforte. Negli anni ha scritto numerosi libri in cui i romanzi storici sono prevalenti ai romanzi di pura invenzione, come, tanto per citarne alcuni: Fiore di Maggio (Mayflower) che ripercorre le tappe che permisero la fondazione della prima colonia inglese nel NordAmerica. Le gelide acque della Sprea, ove si seguono le tracce della principessa Anastasia Romanova da Ekaterinburg a Berlino. L’assedio di Costantinopoli, terribile atto che nel 1453 mise fine all’Impero Romano d’Oriente. Boudicca, ove si parla della famosa regina degli Iceni la quale, nel 61 d. C., osò capitanare una poderosa rivolta nel tentativo di ricacciare i Romani dalla Britannia. Tra i romanzi di fantasia si possono citare: La maledizione della Traviata, Nevja, L’isola, La spirale del tempo, Passaggio in Irlanda.

La segnalazione del giorno


In uscita il 15 maggio 2018
il nuovo romanzo di Giuseppe Di Battista
(Joe Diba)

Edizioni "Il Viandante" - € 12,50
SINOSSI.
Giacomo è un giornalista che si occupa del Mistero in una piccola emittente del Torinese e un giorno ha la grande occasione di essere ospitato nel programma del momento nella rete nazionale. L’era dei talenti è il titolo e Maria Morganti, la Giacobbo in gonnella come viene definita la scrittrice. Magia e mistero, persone prodigiose e un susseguirsi di avvenimenti concatenati tra loro, forniranno molte risposte, ma susciteranno nuovi dubbi nelle esistenze di Giacomo e degli altri protagonisti di questo romanzo.

(Joe Diba) è nato in Francia il 24/01/1965. Appassionato di Thriller e Mistery. 
Vive a Torino da più di quarant’anni. Ha il diploma di geometra e lavora come magazziniere in un ingrosso di ricambi auto. Sposato e con un figlio di dodici anni. Ha scritto Blackout con cui giunge in finale a Casa Sanremo Writers nel 2014. Ha pubblicato “L'alba di un giorno nuovo” con La Feltrinelli, “Bestseller, cronaca di una vendetta”, un libro scritto a dieci mani, e “L’era dei talenti”, con Edizioni Il Viandante (quest’ultimo è un mistery ambientato tra Pesaro e il monte Conero e sarà lanciato al salone del libro di Torino a maggio 2018).
Finalista al premio Yume 2016 indetto dalla medesima casa editrice di Torino.
Un suo racconto noir, che strizza l’occhio al mitico Alfred Hytchcock, “Il triangolo spezzato” è stato selezionato nell’antologia Racconti dal Piemonte 2018. 

martedì 17 aprile 2018

Recensiamo

"Il grande saccheggio"
Francesca Mereu
Casa Editrice: Le Mezzelane

Disponibile in ebook (Euro 5,49) e in versione cartacea (Euro 14,90) sullo store Le Mezzelane, in tutte le librerie e nei negozi online


Il passaggio dal comunismo al capitalismo, iniziato negli anni Novanta, è stato molto doloroso per i russi. In quegli anni la Russia è diventata un paese fuori dalla portata della maggior parte dei suoi abitanti. Quello che era uno stipendio decente in tempo sovietico, poche settimane dopo il crollo dell'Unione è diventato appena sufficiente per comprare un chilo di formaggio. I giovani riformatori dell'entourage del presidente Boris Yeltsin, che hanno ideato il piano per guidare il Paese verso l'economia di mercato e la democrazia, sono additati come i responsabili di questo declino. Il sogno dei giovani riformatori finisce il 17 agosto del 1998, quando il premier Sergei Kirienko dichiara la bancarotta. Yeltsin è malato, alcolizzato; il potere è in mano agli oligarchi, il popolo è stanco e sogna un leader forte. La crisi apre a Vladimir Putin la strada della presidenza. Sapere cosa hanno vissuto i russi negli anni di passaggio dal comunismo all'economia di mercato è fondamentale per capire la Russia di oggi e l'enorme popolarità di Putin, che nel momento in cui scrivo gode dell'80% del consenso tra i cittadini.

Recensire il “Grande saccheggio” di Francesca Mereu non è semplice. L’ho letto due volte di seguito, per poterne parlare, spero, con cognizione di causa. Non avevo mai approfondito la storia della Russia degli anni Novanta, e non sapevo che l’avrei trovata così incredibilmente interessante. Avevo già letto “Profondo Sud” della bravissima autrice, e il suo stile preciso, semplice ed efficace, mi aveva convinta già allora. È per questo motivo che ho voluto avvicinarmi al nuovo lavoro, ed è per questo motivo che, ancora una volta, non posso non complimentarmi con lei per la profondità del suo narrare e per la semplicità con la quale fa entrare il lettore nelle vicissitudini del popolo russo durante il passaggio dal comunismo al capitalismo. Francesca Mereu ha iniziato la sua carriera di giornalista nella Russia dei primi anni Novanta. È stata corrispondente da Mosca e dalle Nazioni Unite per la radio americana Radio Free Europe/Radio Liberty. Ha trascorso sei anni al The Moscow Times, per il quale si è occupata di giornalismo investigativo coprendo la politica interna e i servizi di sicurezza russi. I suoi reportage da Mosca sono stati pubblicati dal The New York Times, dall’International, dall’Herald Tribune e da numerosi giornali italiani. 
Il sottotitolo del saggio di Francesca (potremmo chiamarlo anche romanzo storico, perché le storie raccontate sono propri e veri spaccati di storie vissute, o anche inchiesta giornalistica, perché la sua penna di giornalista si sente tutta), recita: “Da Zar Boris alla presa di potere di Putin, diario di una democrazia mancata”. L’autrice spiega ai suoi lettori com’è cambiata la Russia dopo il crollo dell’Unione sovietica e di come i russi hanno vissuto il passaggio dal comunismo al capitalismo. Il tutto anche dal punto di vista della sua famiglia acquisita, primo fra tutti quello del suo caro nonno Boris, che non ricordava con precisione la data della fine dell’URSS, ma non avrebbe mai dimenticato quella del 2 gennaio 1992, giorno in cui perse tutti i risparmi e si ritrovò povero, insieme al 99% dei suoi connazionali. Da quel giorno per la popolazione russa iniziò “il grande saccheggio”, ripetuto nel corso degli anni e mascherato da una parola che assunse un significato del tutto diverso da quello che noi conosciamo: democrazia.
Per la Russia la democrazia vuol dire paura, miseria, criminalità, perdita di dignità, povertà, mafia. La parola “democrazia” è associata a Etsin, ritenuto responsabile del disastro che portò la Nazione alla miseria. Francesca Mereu ci spiega la storia, quella che nessuno ha voluto farci conoscere, e ci parla di un popolo che ha preferito Putin che, di fatto, è uno zar, al sogno di libertà accarezzato fino a prima che iniziasse il decennio “nero” della democrazia di Eltsin. 
Putin ha ripulito le strade dalla criminalità, ha fatto sì che i cittadini russi vivessero molto meglio, e sa che il suo popolo non dimenticherà quello che era diventato, prima del suo arrivo. La Russia ha riconquistato la stabilità sociale e non ci rinuncerà, memore dei giorni passati in miseria; giorni in cui i cittadini scendevano in strada per vendere i pochi averi, se volevano mangiare; giorni in cui si poteva morire per un nonnulla e la massima aspirazione era quella di trovare lo zucchero al mercato nero.
L’autrice ci spalanca una porta rimasta per troppo tempo socchiusa e ci fa entrare nelle case dei russi; ci fa entrare nella casa della sua famiglia, e noi non possiamo fare a meno di affezionarci a nonno Boris e ad apprezzare la sua dignità, la sua lucida analisi e la sua forza. “Il grande saccheggio” è un libro che rende accessibile un periodo storico difficile e di cui si parla poco; almeno qui in Italia. Francesca Mereu si riconferma eccellente “penna” perché riesce, ancora una volta, a farci vivere la storia che ha vissuto lei senza influenzarci con le sue idee e con il suo punto di vista personale, pur essendo profondamente coinvolta nella storia stessa.
Noi non possiamo fare altro che ringraziarla per aver arricchito la nostra vita con la sua Russia. Grazie anche a  nome di chi ti leggerà.

giovedì 12 aprile 2018

La segnalazione del giorno

Storie complicate di donne normali
Franco Feliciani
Le Mezzelane Casa Editrice


Disponibile in ebook (Euro 3,49) e in versione cartacea (Euro 9,90) e in tutte le librerie e nei negozi online

Sinossi:
Ho scritto questa raccolta di racconti quale omaggio alla donna. Tutte quelle che hanno fatto parte della mia vita mi hanno insegnato qualcosa e devo loro gratitudine, iniziando da mia madre, che mi ha generato e mi manca, passando per l’unica mia sorella, donna incrollabile di fronte ai durissimi eventi che hanno scosso la sua esistenza, per giungere a quella più importante, mia moglie, che da molti anni condivide la sua vita con me mostrandomi empatia e coraggio. Sono grato anche a quelle con le quali ho vissuto momenti di affetto giovanile e tenerezza, le tante amiche, le colleghe di lavoro o le semplici conoscenti, tutte loro mi hanno dato modo di scoprire cose nuove e sorprendenti del mondo interiore della donna. Ho imparato a conoscerle, a non meravigliarmi per la loro forza e pienezza di risorse nel districarsi nelle difficoltà di ogni giorno, a vedere la dignità con cui affrontano il dolore, la sofferenza e la tristezza. Ho imparato ad ammirarne la genialità e le capacità che nell’uomo non risiedono. Chi leggerà queste storie troverà situazioni di vita comuni, anche se spesso intrecciate a eventi negativi e circostanze sfavorevoli. Le protagoniste sono sempre donne normali, uguali alle nostre amiche o vicine di casa, persone normali che affrontano la vita in modo straordinario.
****
Un uomo che parla di donne con la delicatezza di una donna che raramente si riscontra in un uomo. Un gioco di parole con il quale si vorrebbe racchiudere il senso di questa raccolta di racconti, tutti dedicati a figure di donne che ognuno di noi può incontrare ogni giorno. Donne normali che, però, vivono storie complicate. Angela, Giuliana... che importanza può avere, un nome, davanti alla forza, all’amore, alla determinazione e alla necessità di continuare ad andare avanti nonostante tutto? Le donne di Franco Feliciani sono credibili proprio perché normali e, a volte, anche stereotipate, in un certo senso. Apprezzabile il rispetto e l’ammirazione che l’autore nutre nei confronti del genere femminile e che si ritrova in ogni storia.

Recensiamo

Pesche amaretti e cioccolato
Emily Pigozzi

€ 0,99
40 pagine
Link acquisto Amazon
Link acquisto Bookrepublic

Ingredienti:
1 vicina di casa pazza, poetessa e un po’ strega
1 giovane donna che ha smarrito se stessa
1 gatto malconcio e nero di nome Freud
1 scatola misteriosa
1 uomo da aspettare

Preparazione:
Un attimo di follia, la voglia di cambiare tutto, e Violante abbandona di colpo la sua vita romana da attrice di teatro e l’amore di un uomo egoista per tornare nella sua città natale, nella vecchia casa di ringhiera della sua infanzia. Gigliola, la pazza e solitaria vicina di casa, artista e cuoca per passione, se n’è andata per sempre dopo aver atteso invano il ritorno del suo amore perduto, cucinando piatti deliziosi per ingannare il tempo. In particolare, le pesche agli amaretti e cioccolato, che si fa di tutto perché siano perfette, ma alla fine non lo sono mai, proprio come la vita.
Prima di morire, Gigliola le ha lasciato una scatola piena di poesie, disegni e lettere. Non sembra, eppure per Violante saranno la base per smettere di aspettare, ritrovarsi e ricominciare a sognare.
Rimedio:
È la ricetta per smettere di aspettare gli amori impossibili, imparare a prendersi cura di sé e riscoprirsi.

****

Il ricettario di Emma Books si arricchisce con un nuovo titolo che si scioglie in bocca e che evoca ricordi d'infanzia e giorni passati al caldo, in compagnia di una persona speciale, rimasta per sempre nel cuore della protagonista. 
Pesche amaretti e cioccolato di Emily Pigozzi è l'ennesima dimostrazione della bravura dell'autrice, che si sta facendo sempre più strada nel mondo dell'editoria italiana. 
Fra le pagine del racconto lungo di Emily troviamo due protagoniste speciali, divise da molti anni di differenza ma unite dalla stessa sensibilità e dalla stessa voglia di non arrendersi, oltre che dall'affetto che l'una prova verso l'altra, che si percepisce in ogni riga. Violante torna dopo molti anni nella casa che l'ha vista bambina prima, e ragazzina sola e triste dopo e, in una scatola piena di ricordi, ritrova "la Gigliola", anche se lei non c'è più. Eppure Gigliola c'è, in qualche modo, e c'è in maniera forte e determinante, per Violante. 
Lo stile inconfondibile di Emily si fa ancora più interessante in questo racconto lungo, prova che molti scrittori non superano, e, come sempre, emoziona e coinvolge fino al punto di commuovere il lettore. Io, per esempio, mi sono commossa davvero tanto.
Dosare gli ingredienti in un racconto non è facile, ma Emily dimostra ancora una volta di saper gestire davvero bene la sua "penna" e lo  fa usando un pizzico di dolcezza, una buona dose di ricordi, una manciata di sentimenti e un'abbondante spruzzata di romanticismo. 
È una penna magica, quella di Emily, e forse non è un caso che Pesche amaretti e cioccolato  inizi proprio con un po' di magia.

***** Prova superata brillantemente!

martedì 10 aprile 2018

Esce oggi, per Emma Books, 
Pesche Amaretti e Cioccolato 
di Emily Pigozzi


 
Il ricettario di Emma Books si arricchisce con la nuova storia di Emily Pigozzi.

€ 0,99 
Link per l'acquisto: bookrepublic
 
Ingredienti:
1 vicina di casa pazza, poetessa e un po’ strega
1 giovane donna che ha smarrito se stessa
1 gatto malconcio e nero di nome Freud
1 scatola misteriosa
1 uomo da aspettare
 
Preparazione:
Un attimo di follia, la voglia di cambiare tutto, e Violante abbandona di colpo la sua vita romana da attrice di teatro e l’amore di un uomo egoista per tornare nella sua città natale, nella vecchia casa di ringhiera della sua infanzia. Gigliola, la pazza e solitaria vicina di casa, artista e cuoca per passione, se n’è andata per sempre dopo aver atteso invano il ritorno del suo amore perduto, cucinando piatti deliziosi per ingannare il tempo. In particolare, le pesche agli amaretti e cioccolato, che si fa di tutto perché siano perfette, ma alla fine non lo sono mai, proprio come la vita. Prima di morire, Gigliola le ha lasciato una scatola piena di poesie, disegni e lettere. Non sembra, eppure per Violante saranno la base per smettere di aspettare, ritrovarsi e ricominciare a sognare.

Rimedio:
È la ricetta per smettere di aspettare gli amori impossibili, imparare a prendersi cura di sé e riscoprirsi.

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