domenica 31 luglio 2016

Il corso di scrittura creativa di Roberta Andres




IL CORSO DI SCRITTURA di Roberta Andres

Inizia il primo di ottobre presso la Scuola di Teatro Artis di Pescara (085/4151817), il Corso di Scrittura creativa che terrò anche quest’anno in qualità di Docente. Un corso che intende la scrittura come mezzo di espressione di sé, oltre che come acquisizione di un bagaglio tecnico di base per affrontare  questa attività come forma d’arte.
 Il corso è finalizzato ad esprimere la propria individualità, le proprie emozioni, il proprio modo di percepire il mondo, ma anche ad usare la scrittura per comunicare efficacemente con l'Altro, prendersi cura di sé e del proprio equilibrio mediante la libera espressione, potenziare la propria creatività, esprimere, elaborare, riflettere sul proprio vissuto e dargli il senso “narrativo” della propria storia personale.
Su queste pagine già nelle scorse settimane si è parlato di Scrittura come terapia, narrazione come  bisogno di definire la propria autobiografia mediante il raggiungimento della consapevolezza di quanto si è vissuto; quanto illustrato nei precedenti articoli costituisce il fondamento teorico del Corso.
Cerchiamo adesso di capire in pratica come si lavora in questi due moduli di incontri (ogni modulo è costituito da cinque incontri settimanali da tre ore ciascuno), in successione tra di loro ma eventualmente da fruire anche in maniera separata.

 Perchè scriviamo?
Dice Flannery O'Connor: “ C'è chi dice che il racconto sia una delle forme letterarie più difficili e io mi sono sempre chiesta il perché di questa convinzione, visto che a me pare uno dei modi più spontanei e fondamentali dell'espressione umana. Dopotutto, uno comincia ad ascoltare e raccontare storie fin da piccolo, senza trovarci niente di particolarmente complicato. Ho il sospetto che tanti di voi raccontino storie da una vita, eppure eccovi qui seduti, desiderosi di sapere come si fa” .
Risponde Margaret Atwood: “ Per registrare il mondo così com'è- Per fissare il passato prima che tutto sia dimenticato. Per produrre ordine dal caos. Per offrire uno specchio al lettore, per dare un nome a ciò che fino a quel momento era senza nome. Per fare marameo alla morte. Perché creare è umano. Perché creare è divino. Per suscitare l'amore di un uomo. Per correggere le imperfezioni di un'infanzia disperata. Per inventare una storia affascinante. Per divertire e compiacere il lettore. Per divertire e compiacere me stessa. Per passare il tempo, anche se sarebbe passato comunque.” 
Conclude Nathalie Goldberg: “Scrivere ci dà l'opportunità di prendere quelle emozioni che tante volte abbiamo provato e dar loro luce, colore, una storia. Così possiamo trasformare la nostra rabbia in un campo di tulipani color rosso fiamma, e il nostro dolore nel vialetto affollato di scoiattoli di un giardino abbandonato, nella mezza luce di novembre. Scrivo perché sono sola... scrivo perché sono pazza, lo so e lo accetto, ... scrivo perché ci sono storie che la gente ha dimenticato di raccontare, ...scrivo perché soffro e scrivere è un modo per trasformare questa sofferenza in un bene. Scrivo per diventare forte e tornare a casa e questa potrebbe essere benissimo l'unica vera casa che avrò mai.
Il corso inizia quindi facendo nostri i consigli di Nathalie Goldberg, enunciati nel suo “Scrivere zen”:
1) Tenete la mano in movimento. Non fermatevi a rileggere la frase che avete appena scritto. Questo vuol dire menare il can per l'aia e cercare di assumere il controllo di ciò che state dicendo.
2) Non cancellate. Questo significherebbe confondere la creazione con la revisione. Anche se avete scritto qualcosa che non avevate l'intenzione di scrivere, per il momento lasciatelo.
3) Non preoccupatevi di ortografia punteggiatura grammatica. Non preoccupatevi neanche di restare nei margini o sulle righe del foglio.
4) Perdete il controllo
5) Non pensate. Non lasciatevi invischiare dalla logica.
6) Puntate alla giugulare. Se scrivendo vien fuori qualcosa che vi fa paura o vi fa sentire esposti, tuffatevici dentro. Probabilmente è carico di energia.
Il principio assunto, quindi è che se quello che voglio cogliere, il bersaglio creativo, il testo che voglio esprimere, è dentro di me, io devo prendere tempo, (e anche, perché no, perdere tempo!), rilassarmi, far salire dall'interno di me, dalla “cantina”, le emozioni che si sono coagulate in immagini, o se volete le immagini portatrici di emozioni, collegarle eventualmente, mediante la razionalità e la competenza tecnica, per costruire una struttura più o meno complessa (dal racconto breve al romanzo, se parliamo di narrativa), o  una struttura più immediata e diretta, come è ad esempio una poesia. 

 “Cos'è il germe di un'idea? Probabilmente ogni cosa, per ogni scrittore: un bambino che cadendo sul marciapiede rovescia un cono gelato. Un signore dall'aria perbene che dal fruttivendolo, in modo surrettizio ma apparentemente coatto, si fa scivolare in tasca una pera matura senza pagarla. Oppure, può essere una breve scena di azione che ti salta in testa da niente, da niente di visto o sentito”( P. Highsmith). Il germe di un'idea viene fuori se ci si riesce a liberare da paura, rigidità o rabbia; viene fuori da un'azione, un'emozione, un'immagine che si è registrata anche molto tempo prima ed è rimasta in noi. Poi viene  alla coscienza e se ne trova un'utilizzazione: a volte sono solo 3 o 4 parole “calde” che poi lieviteranno, parole che  coagulano un grande significato,  ricordano qualcosa di significativo legato al proprio vissuto, quelle parole che solo a pensarle o a dirle emozionano, che sono  fortemente evocative. Ognuno ha, in relazione al suo vissuto, le sue personalissime parole calde.  In definitiva, quindi, vedete che la  scrittura è già tutta dentro di noi. Dobbiamo solo affrontare le nostre ossessioni e liberare le associazioni emotive e mentali, traducendole attraverso il linguaggio. 
Il germe di un'idea si traduce, verbalmente, in un incipit, e poi in una narrazione. Da qui in poi ci serviranno anche nozioni tecniche per dare argini e forma al fiume in piena delle nostre parole.
Se riuscirete, se riusciremo a fare questo avremo trovato quella stanza tutta per noi di cui parlava Virginia Woolf, concretizzazione della nostra autorizzazione a scrivere. 
Dice Grazia Livi che: “Dunque la stanza, la vera stanza, richiede coraggio. Il coraggio di uscire dalla nicchia della propria vita diminuita, all'ombra e al sicuro. Di prorompere in una singolarità che può risultare poco gradita agli altri. Di lasciare il sentiero laterale, la via obliqua. Infatti solo chi regna al centro di sé ha diritto a una stanza!”.



 Giocheremo quindi con le immagini per costruire dei progetti narrativi; giocheremo coi punti di vista, assumendo quelli di personaggi scomodi di alcune fiabe o racconti, liberando così le Ombre;  proveremo a creare degli spazi invisibili, li  osserveremo e descriveremo agli altri.
In definitiva,  sperimenteremo che  la scrittura  è  un modo per far uscire le cose  dalla condizione di invisibilità, e renderle chiare ed evidenti a noi stessi e al mondo. Alcuni di  noi cominceranno a farlo con maggiore sicurezza attraverso la scrittura e, magari, continueranno!


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