mercoledì 15 luglio 2015

Le interviste

Annarita Petrino


Annarita Petrino nasce il 18/08/1977 a Giulianova (TE), è laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università “G. D’Annunzio” di Pescara ed è insegnante di scuola dell’infanzia. Scrive fantascienza da quando aveva 13 anni, cioè da quando ha incontrato Isaac Asimov e i suoi libri, meglio dire i suoi robot! Da allora non ha mai smesso e ha pubblicato diversi racconti su riviste di fantascienza, webzine e siti.
Oggi la intervistiamo per farvela conoscere meglio e siamo sicure che apprezzerete la sua schiettezza, che denota il suo modo di essere nella vita.

-        Ciao, Annarita, vorresti raccontarci qualcosa di più su di te e sulla tua scrittura?
         Ciao Lorena, qualcosina hai già detto tu, le mie note biografiche essenziali, come si suol dire, ma hai parlato anche di questa sconfinata passione per la fantascienza che coltivo sin da quando ero una bambina. Sono cresciuta a pane e cartoni animati sui Robot e sulle astronavi spaziali. Questione di DNA mi dico sempre… Della mia vita posso dire che sono sposata da poco più di sei anni, che ho altri hobby come quello della pittura e del canto polifonico. Ma la scrittura rimane un punto nevralgico della mia vita, soprattutto ora che mi sono imbarcata in questo genere un po’ particolare della fantascienza cristiana. La mia scrittura nasce dall’esigenza di raccontare un incontro e un’esperienza molto forti che risalgono al 2006, quando ho (ri)scoperto la mia fede. Io la chiamo la mia “conversione”, perché cattolica lo sono sempre stata per nascita, per famiglia, per abitudine, ma poi ho capito come la fede non sia semplicemente un fatto privato, ma riguardi l’intera persona a 360° gradi. Certo, per continuare a scrivere di fantascienza (vista l’apparente inconciliabilità di fede e fantascienza) ho dovuto trovare un compromesso. Mi ci sono voluti diversi anni, ma alla fine sono nati i primi racconti di fantascienza cristiana.

-        Quali sono i tuoi ultimi lavori pubblicati?
Due raccolte di racconti: “You God” (Edizioni Il Papavero 2013) e “Racconti Nascosti nei sogni” (Edizioni Il Papavero 2015 e formato Kindle su Amazon).

-        Qual è quello al quale sei più affezionata?
Sono affezionata a entrambi per ragioni diverse. “You God” ospita i primissimi racconti di fantascienza cristiana che sono nati e rappresenta il vero frutto di una ricerca durata anni. Rappresenta, già da titolo e dalla copertina, l’anima della fantascienza cristiana che narra dell’uomo che si fa protagonista con Dio. “Racconti nascosti nei sogni” è il mio orgoglio, poiché ospita diversi racconti selezionati in altrettanti concorsi e per me si tratta di una grande soddisfazione, poiché mi dà un feedback importante sulla validità dei miei scritti e sulla solidità del genere. Sono molto orgogliosa di entrambe le raccolte, poiché non è assolutamente facile trattare temi attuali e scottanti, quali l’eutanasia, l’aborto, la fecondazione assistita, ma manipolazione del dna, la morte, la sofferenza, cercando di mettervi quell’ottica di fede, che appaia come quella speranza che in effetti è.

-        Hai ancora sogni chiusi in qualche cassetto?
Ho un sogno bellissimo, che non ha nulla a che vedere con la mia scrittura: quello di diventare mamma.

-        Cosa stai scrivendo in questo momento?
Sto lavorando a un racconto che mi hanno chiesto di scrivere sul tema del femminicidio, anche se personalmente non amo questo termine e l’uso (o abuso) che se ne fa. Un omicidio rimane un atto gravissimo, sia che venga perpetrato ai danni di un uomo, che ai danni di una donna. Togliere la vita a un altro essere umano (anche se intesa come forma “legale” di messa a morte) non è mai giusto. Per questo ho scritto un racconto che parla delle donne e di come oggi ci siano varie forme di violenza perpetrate ai loro danni, a cominciare dall’idea che ledere il femminile nella sua vera vocazione, forma ed espressione sia considerato oggi un diritto. Aborto selettivo di bambine, vendita di ovuli, affitto di utero, pillole abortive… sono realtà che trasformano la donna e il suo corpo in merce, ma non hanno niente a che vedere con la libertà e, tantomeno, con il valore intrinseco dell’essere donna.

-        Hai qualche autore o un genere a cui ti ispiri?
Isaac Asimov e i suoi libri, lo abbiamo detto all’inizio, ma più vado avanti a scrivere e più mi accorgo come la base su cui si fonda la fantascienza cristiana io l’abbia maturata a partire da quelle prime letture giovanili. Mi ha sempre affascinata, lo confesso, quella tensione (che Asimov sapeva descrivere in maniera magistrale) dei suoi robot, esseri in tutto e per tutto perfetti, che cercavano tuttavia di imitare quanto di più imperfetto ci fosse in tutto l’Universo: l’essere umano. In fondo, e qui cito il mio racconto “Imperfezioni”, è nell’imperfezione che risiede la vera forza. L’essere umano è e sarà sempre imperfetto, ma è proprio questo che lo rende umano e quindi unico. Oggi si assiste a una grande spinta alla perfezione, intesa anche come perfezione genetica e perfezione di pensiero (magari unico!), ma ci stanno togliendo il gusto della differenza e la consapevolezza dei nostri limiti.

-        Cosa non scriveresti mai, nemmeno se ti offrissero la fama e la gloria?
È la prima volta che mi fanno una domanda del genere… Come avrai capito ho idee assai impopolari, anche in fatto di scrittura. Sarò sincera, dal momento che si tratta di un argomento che mi sta molto a cuore. Non scriverei mai uno di quei libri alla Dan Brown, per intendersi, dove si specula sulla religione cattolica, sulla vita di Gesù o sul Vangelo immaginando chissà quali verità.

-        Cosa, invece, continueresti a scrivere, pur sapendo che non verrebbe mai pubblicato?
Continuerò a scrivere di fantascienza cristiana, che è stata pubblicata e continuerà a esserlo per bontà del mio editore.

-        Come vivi il rapporto con altri autori/autrici?
Mi piace il confronto, non mi sottraggo. Considero il confronto di opinioni sempre una crescita. Anzi di recente dal confronto con una scrittrice, che conosco da quando era una bambina, ho scoperto l’influenza che ho avuto io in quegli anni di infanzia sulla nascita della sua scrittura.

-        Come riesci a conciliare la tua vita quotidiana con la scrittura?
Il lavoro mi impegna molto. Stare con i bambini piccoli, al di là delle effettive ore di lavoro, richiede energie che spesso non si hanno. Oggi il mestiere dell’insegnante è diventato assai complesso. Ma riesco a conciliare molto bene la scrittura con la quotidianità con mio marito, con il lavoro, con le amicizie e con gli affetti. La scrittura rimane, però, il mio angolino.

-        Scrivere è passione o è un mestiere?
Al momento è una passione e tale rimarrà fino a che sentirò il bisogno di raccontare la realtà attraverso occhi diversi dai soliti e attraverso una sensibilità che questa società non ci aiuta ad avere.

-        Cosa consiglieresti a chi sogna di fare lo scrittore?
Tanta, ma tanta, ma tanta lettura. Si impara a scrivere solo dopo aver letto molto. Non basta avere una storia in testa, bisogna saperla scrivere e diffidate dagli squali del mondo editoriale, mi raccomando!
Ringraziamo Annarita e le diamo appuntamento a presto.

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