giovedì 22 giugno 2017

La Casa Editrice "Le Mezzelane" e i suoi autori. Oggi parliamo di:

                    
  
Gianpiero Pisso

Nato in provincia di Varese, sul Lago Maggiore, dove attualmente risiede con la sua famiglia, l’autore è laureato in ingegneria aeronautica e ha, per molti anni, lavorato come dirigente industriale in grosse società italiane e multinazionali straniere. Ama viaggiare e dedicarsi alle sue tre principali passioni: scrivere, leggere e dipingere ad acquarello. La sua narrativa, sempre attuale e talvolta ironica, rifugge dagli eccessi e vuole proporsi come una lettura spensierata, disinvolta e scacciapensieri. Vincitore del premio nazionale “Le Porte del Tempo” 2012, categoria Saggistica, con l’opera: La profezia del Cristo Pagano, edita da Eremon Edizioni. Ha pubblicato anche con Kindle l’e-book Rudiobus, il cavallo d’oro e con Eretica Edizioni, nel 2016, il suo romanzo mistery: La Tela del Maligno, attualmente al terzo posto come visualizzazioni (più di 870) su Writer's Dream. Con Pieve Cipolla, romanzo umoristico, l’Autore si è classificato al secondo posto al Premio Nazionale, editi e inediti, Parole di Terra 2016/17.

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Il libro

A Pieve Cipolla tutto ruota intorno alle autorità riconosciute: l’autorità religiosa, rappresentata dal parroco; quella sociale e politica, impersonata dal primo cittadino e quella legale, vale a dire il maresciallo dei Carabinieri.Ma siamo davvero sicuri che la vita a Pieve Cipolla sia poi così noiosa? Leggendo questo libro non si direbbe proprio...
(Romanzo- Categoria: Mainstream/Umoristico)
€ 5,99 eBook
€ 15,90 versione cartacea
Data pubblicazione:  19 febbraio 2017
Numero pagine ebook: 381
Numero pagine versione cartacea: 312

Sinossi:
La vita a Pieve Cipolla, un piccolo borgo delle nostre valli bergamasche, si tinge ogni giorno dei colori della sorpresa, uscendo dai canoni di una noiosa usualità per indossare gli abiti freschi di una spumeggiante realtà paesana, costellata di mille pettegolezzi, di ingenue rivalse e di molte incomprensioni.
Poche case, un solo ristorante, due campi di bocce, un’edicola, allevamenti di capre, di ovini e di mucche, rivendite di formaggi e latticini, umili artigiani che cercano di sbarcare il lunario e molti contadini che lavorano la terra, dalle scarpe grosse ma dal cervello fino……
I riferimenti del paese sono il parroco, don Roberto, intraprendente e buon cultore di anime, il comandante della locale stazione dei carabinieri, Vincenzino Annunziata, nativo di un paesino tra Gaeta e Napoli, con l’arguzia propria dei meridionali, sempre attento a mantenere l’ordine e il sindaco eletto dagli abitanti, Vittorio Anfossi, impegnato a risolvere i problemi del borgo rurale, per poter vedere rinnovato il suo mandato. 
Religione, legalità e vita sociale si intrecciano quotidianamente all’ombra delle Alpi Orobie, stemperandosi in difficili storie d’amore, in crimini che richiedono tutta l’inventiva e l’esperienza del brigadiere capo Vincenzino Annunziata per essere sventati, in innocui passatempi che caratterizzano l’indole sempliciotta degli abitanti.
Alla Bocciofila “Ungaretti”, quattro amici, davanti a un buon bicchiere di vino, si sfidano ogni giorno a scopone scientifico, raccontandosi le loro esperienze personali, talora ricche di esagerazioni, confidandosi, criticando gli altri paesani e creando castelli in aria, parti improbabili della loro fantasia. 
Come avviene nelle nostre valli più appartate, molti abitanti sono conosciuti al borgo solo con i loro soprannomi.
Così avviene per “il professore”, che mai ha frequentato l’università, per “il Rosso”, dalla capigliatura di quell’acceso colore, per Teo, il don Giovanni del paese, per Giannino, appassionato della “Smorfia”, per il “Gàbola”, noto per i pasticci che è solito combinare e amante delle cose difficili, per “Uganda”, con alle spalle un lungo e misterioso soggiorno in Africa. Del “Buàsa” lascio a voi scoprire l’origine del suo soprannome. 
Anche le donne non sono da meno degli uomini.
Addolorata soffre di ipocondria e sembra ospitare nel suo fisico tutti i malanni del mondo, Ersilia, la panettiera, è una mangiatrice di uomini, Giovanna, nel suo botteghino del lotto di Clusone dispensa a tutti il loro numero appropriato per ogni circostanza, il carabiniere Migliavacca è l’unico milanese in una caserma che ospita solo meridionali.
I ragazzi, in attesa di lasciare il paese in cerca di un’occupazione che possa allontanarli dal lavoro dei campi e dalla cura delle capre e delle mucche, si divertono a scandalizzare il borgo e ad improvvisarsi adoratori di Satana.
In tutti l’orgoglio di appartenere alla loro piccola comunità, cucito sulla pelle come una corazza, li sconsiglia dal gettare lo sguardo fuori dalla valle ma qualcuno, come Teo e il professore, ci prova, allargando i loro orizzonti e sperando di non andare incontro a sanguinose delusioni. 

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