Roberta Andres
Ilgiardinodeigirasoli oggi ospita una cara amica, che ha accettato il nostro invito , rispondendo alle tante domande che le abbiamo posto, dimostrando di essere davvero una persona "attenta" e "disponibile" come poche.
Ciao,
Roberta, ci parli un po' di te e della tua passione per la scrittura? Quando
hai iniziato a scrivere?
R:
Ho iniziato a scrivere prestissimo: mia madre conservava la mia prima commedia,
scritta a sette-otto anni, e abbiamo riso tante volte sullingenuità di quelle
righe! Ho sempre scritto: la scrittura è diventata prestissimo per me la forma
di comunicazione più facile e diretta. Ancora adesso, quando devo comunicare
qualcosa di importante, di intimo, a qualcuno a cui sono legata, mi viene
spontaneo farlo per iscritto perché con questo canale riesco a essere più
lucida, più sintetica e più sincera di
quanto invece riesca ad essere quando parlo, ambito in cui viene fuori la mia
difficoltà a esternare le emozioni.
Intorno ai trenta anni ho cominciato a scrivere racconti e a pubblicarli … e
così via, fino ad arrivare alla stesura di romanzi! Il tutto intervallato da
una vita personale e professionale normale: matrimonio, due figli,
l’insegnamento. In certi periodi ho smesso di scrivere ma non sono stata affatto
bene: scrivere è la mia naturale condizione, quando sono in equilibrio.
Hai
mai frequentato corsi di scrittura? se sì, pensi che siano stati utili?
R:
Ho frequentato molti anni fa un corso con Nadia Tarantini; poi un corso on line
tenuto da una rivista letteraria. Sono stati
importanti per sbloccarmi da empasse momentanei che stavo vivendo,
quelli a cui mi riferivo nella precedente risposta.
Come
descriveresti il tuo modo di scrivere?
R: Se mi chiedi del modo in cui vivo il processo
della scrittura, ti dico soprattutto “visionario”, nel senso che “vedo” prima quello che poi racconto: a volte mi metto a scrivere mentre vedo, gli avvenimenti accadono e i personaggi parlano e io non so
(almeno a livello cosciente) cosa succederà e cosa diranno, quindi mi limito a trascrivere.
Se
invece mi stai chiedendo come descriverei i miei scritti, direi soprattutto
“sintetici”: la sintesi è sempre stata la mia principale caratteristica, per questo arrivare al romanzo ha richiesto un
duro lavoro che è ancora in fieri.
Qual
è il genere letterario che ti piace in particolar modo?
R: Direi in generale la narrativa, con
particolare riferimento al romanzo psicologico, allo storico, e al
sentimentale-erotico.
R: Tutti i
libri che sono riuscita a trovare sulle
Quattro giornate di Napoli, che fa da
sfondo allintreccio del romanzo che sto
scrivendo in questi mesi: proprio in questi giorni ho finito di leggere “La guerra di mamma” scritto da
Gaetana Morgese, figlia di Maddalena
Cerasuolo, una delle poche donne a partecipare al moto
napoletano, insignita della medaglia al valore
militare.
Molti
giovani autori non hanno mai letto i classici della letteratura. Tu credi che
sia "lecito"avere una simile lacuna?
R:
Francamente mi sembra una ben grave lacuna ! Forse parlo anche da insegnante di
italiano oltre che da scrittrice, ma ritengo che le radici su cui poggiamo,
tutti, sono quelle degli scrittori che ci hanno preceduto, in particolare
quelli della nostra tradizione italiana.
Siamo inevitabilmente permeati di tutti
gli scrittori che abbiamo studiato e letto e credo sia giusto così;
apparteniamo (anche se a volte immeritatamente) ad una tradizione imponente sia
dal punto di vista linguistico, stilistico,
che da quello delle trame, dei contenuti. La
tradizione e l’intertestualità, il richiamo più o meno consapevole ad altri
autori, a mio parere sono positivi
perché ci inducono ad uscire da un’autoreferenzialità che, venendo meno il
confronto, rischia di diventare narcisismo sterile.
Hai
qualche progetto in cantiere? Qualche lavoro che verrà pubblicato a breve?
R: Sarà
pubblicato a giorni il mio primo romanzo in e-book: “Le foto di Tiffany”, edito
da EEE di Torino.
Ce ne
vuoi parlare?
R: “Le foto di Tiffany” è un romanzo sentimentale
con un pizzico di erotico: la protagonista è Tiffany,
chiamata così dalla madre per motivi che
saranno spiegati nel corso della narrazione. Ha poco più di trent’anni, single,
fa la giornalista a Bologna; un
giorno riceve da un numero sconosciuto un sms che le segnala sul
web una propria foto, nuda e col viso in bella mostra. Tiffany
rimane sconcertata perché non ha mai
permesso a nessuno di fotografarla nell'intimità e non ha la minima idea di
quando, da chi e dove questa foto possa essere stata scattata! Da qui parte
l’intreccio: la ragazza vuole a tutti i costi trovare una spiegazione; oltretutto viene
tormentata da altri messaggi e
inspiegabilmente si imbatte, in varie parti della città, in altre foto che la
raffigurano! Nel tentativo di capirci
qualcosa chiede aiuto alla seconda moglie del padre e ad alcuni suoi ex. Poi
man mano questa storia, inizialmente angosciante, comincia a dipanarsi e la
porta verso un cambiamento … ma qui non vado oltre: invito tutti a leggere come
va a finire!
Quale è
stato il tuo primo approccio con questo genere letterario?
R: Alcuni
anni fa ho scritto il mio primo racconto
erotico, “Rosso e nero”, pubblicato da Perrone di Roma in un’antologia; ne ho
scritti poi altri che sono ancora inediti. Mi piace molto scrivere questo
genere di testi per il particolare mix di intensità e leggerezza su cui bisogna
mantenere il tono della narrazione!
Potresti
vivere senza la scrittura?
R: Come
dicevo prima, mi è successo di non scrivere in alcuni periodi della mia vita,
in occasione di grandi dolori, o al contrario di grandi gioie che mi hanno
riempito le giornate e cambiato la vita quotidiana, come la nascita dei miei
due figli. A volte per alcuni mesi, a volte addirittura per due o tre anni, ma
sono stata male: per me non scrivere è
una condizione innaturale.
E senza
leggere?
R: La
lettura va di pari passo con la scrittura: nei periodi di cui parlavo il black
out riguardava anche la lettura, che però ho recuperato prima e più facilmente.
Cosa
consiglieresti ai giovani autori che si affacciano nel mondo dell'editoria?
R: pazienza,
perseveranza, amore per la scrittura e disciplina; focalizzarsi sul fatto che
si scrive innanzitutto per noi stessi, perché ne abbiamo bisogno, poi se si
pubblica tanto meglio! Cerco di guardare al mondo dell’editoria con un po’ di
distacco ironico: il mondo potrà anche fare a meno dei miei scritti, ce ne sono talmente tanti
migliori dei miei: sono io che non posso fare a meno di scrivere,
e quindi continuo con pazienza e passione! Per andare più sul pratico, invece,
consiglierei di non cedere agli editori-tipografi, quelli che pubblicano a
pagamento, e di non scoraggiarsi, mirando bene alla Casa Editrice giusta sulla
base del catalogo: quel che viene considerato inadatto alla pubblicazione da
una CE sarà magari apprezzata e
valorizzata da un’altra, anche più piccola, purchè seria!
C'è una
domanda alla quale avresti voluto rispondere e che non ti è stata fatta? Se sì,
dicci quale e dacci la tua risposta.
R: Mi
piacerebbe che mi chiedessi chi mi aiuta (o mi ha aiutato) a portare avanti questa passione, in mezzo ai
tanti contrattempi e alle tante attività della vita quotidiana che
continuamente rischiano di
distrarmi: devo sicuramente ringraziare la mia più cara amica, Franca De
Angelis (siamo legate da quando avevamo sei anni), che un giorno mi ha detto
che ero “una scrittrice pigra” e che dovevo “darmi una mossa”; e anche, di
cuore, l’Associazione EWWA, una rete solidale di donne scrittrici che è fonte
inesauribile di spunti, consigli, stimoli!
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Mariano Ciarletta
Il giardinodeigirasoli oggi ospita Mariano Ciarletta, che vi abbiamo fatto conoscere qualche giorno fa. Mariano è un ragazzo giovane, ma sa sicuramente quello che vuole, Noi del blog lo abbiamo trovato simpatico e determinato e abbiamo fatto una bella e "particolare" chiacchierata con lui. Venite a scoprirlo con noi.
1) Iniziamo con una domanda semplice, necessaria per farti conoscere ai lettori del nostro blog: Chi è Mariano Ciarletta e cosa vuole fare da grande?
Buongiorno a tutti, allora questa domanda è per me molto difficile, perché penso siano in pochi a conoscere davvero se stessi. Mariano Ciarletta è un sognatore, un ragazzo che riesce a essere felice impugnando una penna e lasciandosi andare ai ricordi, al presente e al sogno del futuro. Un ragazzo che ama molto la cioccolata, la pallavolo, le serate con gli amici e soprattutto guardare film Horror. Da grande mi piacerebbe, ovviamente, diventare uno scrittore famoso, ma se non dovesse accadere, sarei molto felice di impiegare le mie energie nell'insegnamento. Mi piacerebbe sostenere un dottorato di ricerca e intraprendere la carriera universitaria.
2) Sei più scrittore o poeta?
Tempo fa avrei risposto a questa domanda come: " più scrittore" oggi invece ti dico a cuore aperto che non potrei fare a meno della poesia.
3) Raccontaci il tuo incontro con la poesia
Avvenne un pomeriggio estivo. Probabilmente era agosto, ora non ricordo bene. Mi sedetti al computer e iniziai il componimento di quella che poi sarebbe stata la mia prima opera poetica: " la foresta delle rose scarlatte". Man mano che procedevo nella stesura, mi rendevo conto di quanto la poesia fosse meravigliosa e di come, con semplici versi, riuscissi a riversare me stesso senza segreti.
4) Scrittori si può diventare, se si sa scrivere e se si conoscono le tecniche di scrittura, sei d'accordo con questa affermazione?
Credo che la tecnica sia importante, avere una buona padronanza linguistica, saper gestire le proprie storie anche secondo un metodo di scrittura che dimostri la capacità di creare un testo organico è senza dubbio fondamentale. Ma se posso essere sincero, credo che la tecnica e la perfezione nella scrittura si acquistino dopo moltissimo tempo, mentre il cuore e i sentimenti puoi riversarli da subito nelle pagine; suppongo sia questo che rende qualcuno davvero uno scrittore.
5) Poeti, invece, si nasce o si diventa?
Poeti si nasce e si diventa. La poesia è qualcosa che concerne anche la sensibilità della persona. Una persona sensibile è sicuramente più attratta dalla poesia. Credo che, però, insieme a una sorte di dote innata, vi sia anche un desiderio di riversare i propri segreti, i fatti accaduti, i dolori e le gioie in pochi versi. Quindi diciamo un 50 e 50. Poeti si può nascere ma lo si può anche diventare.
6) Sei giovanissimo e hai già vinto premi importanti, oltre ad avere avuto riconoscimenti di un certo calibro. Come vivi i tuoi successi?
Li vivo con tanta soddisfazione ma anche con la consapevolezza che potrebbe anche andare diversamente. Per questo, quando partecipo ad un premio, ripeto sempre una frase che è diventata per me come un mantra: " comunque vada sarà un successo ", non si può sempre vincere anche se, stringere tra le mani un trofeo, una targa o un attestato è molto soddisfacente e conferisce molta sicurezza. Ma se posso essere sincero la mia più grande vittoria è riuscire a emozionare le persone che ascoltano o leggono le mie poesie.
7) Perché ti affascina tanto l'argomento "esorcismo"?
Lo studio dell' esorcismo è stato una parte della mia vita. Dai sette ai sedici anni non ho fatto altro che leggere libri, saggi e vedere film sull'argomento. Probabilmente l' attrazione verso un tema così particolare nasce per il mio credere nel male, nella possibilità che questo venga in contatto con gli esseri umani e che possa poi essere cacciato. Ma l' esorcismo è comunque un argomento delicato, un argomento che deve essere preso con le pinze,altrimenti c'è il rischio di trovare temi che non sono realmente pertinenti a tale settore.
8) A otto anni hai visto per la prima volta il film "l'esorcista". Non eri un po' piccolo, per farlo?
Sì, ero decisamente piccolo... ma, non me ne pento. Se non avessi visto l' esorcista probabilmente non avrei mai iniziato a studiare l' argomento esorcismo e oggi non sarei autore di due stupendi romanzi che porto sempre nel cuore. E poi, l' esorcista è un capolavoro e stranamente guardare quel film mi ha reso più maturo sotto il profilo cinematografico.
9) Se ti chiedessero di scegliere fra la poesia e i romanzi, cosa sceglieresti?
Sceglierei la poesia! Ma il romanzo rimarrà sempre nel mio cuore come genere.
10) Qual è il libro che hai sul comodino in questo momento? E perché lo stai leggendo?
Medioevo simbolico di Michel Pastoreau. Amo il Medioevo e sono appassionato di questo periodo così buio e ricco di luce al tempo stesso.
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