mercoledì 27 luglio 2016

Parliamo di


Jessica ScarlettRose

Biografia: A Jessica ScarlettRose, classe 1995, appartiene da tempo la voglia di scrivere, ovvero da quando frequentava le elementari; poi, alle superiori, divenne più consapevole. Ha pubblicato la sua prima opera (in formato cartaceo) nel 2014, un mese dopo il compimento dei diciannove anni, grazie alla casa editrice Kimerik. Partecipa ai concorsi più disparati, sia di genere narrativo, sia di poesia per i quali ha già ricevuto alcuni riconoscimenti pubblici. Riguardo al suo percorso formativo, si è diplomata presso il Liceo Psico Pedagogico Sociale; prosegue in via privata gli studi a impronta socio-umanistica, in quanto ora si diletta nello studio del linguaggio non verbale, della psiche umana e della criminologia. Scrive anche articoli per tre riviste. Rispettivamente: NoèLife, Sociart Network e Shoujo Love. Di recente, ha incominciato a dare il proprio contributo a piccola casa editrice, in cui svolge il ruolo di Beta Reader e correttrice di bozze. Ama il genere gotico in tutte sue forme e declinazioni. Infatti posa in qualità di fotomodella alternativa dal 2014, un modo attraverso cui ha potuto, a maggior ragione, esprimere se stessa.
Link utilihttps://www.facebook.com/JessicaScarlettRose/ (Pagina Facebook).


Cosa leggeremo per voi:


Titolo"Necrotica. Trama di un sogno e sottile raso d'incubo"
Pagine: 95
Genere: Dark Fantasy
Costo: 0,99€ (ebook), 9€ (cartaceo, in offerta a 5.90€ su Amazon)
Data di uscita: 20 marzo 2016 
Trama: "L’Immortalità ha da sempre affascinato l’uomo. Sacerdoti, alchimisti, ricercatori basano i loro studi per prolungare la vita umana quanto più possibile, per combattere la paura della morte. Poi ci sono i Vampiri. Il lapislazzulo non protegge dalla luce del sole, che è rigorosamente vietata. I sentimenti scemano pian piano, lasciando solamente una gran collera dentro di te, una furia incapace di essere colmata anche col sangue. Doversi attenere a Patti Antichi andando contro il tuo essere, dover rifuggire le persone che si amano, con cui si è stretto un profondo legame. Dover mentire sulla propria identità, sulla propria età, mostrarsi più stolti ed ignoranti di quanto non si è davvero. Dover custodire il segreto dei Secoli passati. Dover combattere contro superstizioni umane. È la dannazione, non il raggiungimento della Perfezione. I Figli vanno scelti con cura. Coloro che hanno un animo predisposto all’adattamento e alla sapienza. Coloro che sono pronti a rinunciare a tutto, senza paura, seppur con riverenza. Coloro che non pongono mai interrogativi, ma sottomettono il loro volere ai più Anziani. Coloro che sono fedeli e che mai mostrano pentimento. Quindi pensateci. Pensateci prima di compiere un passo su un terreno instabile e pregno di dolore, di rabbia, d’insoddisfazione, di vendetta. Questa è la Condanna più grande che Dio potesse dare."







SCRITTURA COME TERAPIA 
di Roberta Andres

Già nei primi anni di vita la parola è il tramite con cui comunicare le emozioni, le paure; poi andando avanti con l'età diventa anche il modo per  comunicare con ordine, in maniera logica e razionale. La parola è alla base della comunicazione tra individui, dalla prima comunicazione (quella appunto tra la madre e il bambino) a quella degli amici o degli amanti che si dicono l'un l'altro quello che sentono.
Le  più antiche forme di narrazione, quelle orali, non erano espressione di personalità particolari, di veri e propri artisti. Chiunque raccontava: i sacerdoti ai fedeli, le madri ai figli, i nonni ai nipoti. Persone qualsiasi che avevano avuto in dono racconti, nenie, preghiere, filastrocche, e le trasmettevano alle generazioni successive. Il racconto, la narrazione, esistevano   prima in forma orale, ma si dovette aspettare  la scrittura  perché il racconto trovasse una forma  più duratura e più stabile della mnemonica narrazione fatta dagli anziani ai più giovani delle comunità; narrazione che prima fu la semplice stesura di quanto tramandato dagli aedi,  poi solo col tempo divenne  l' espressione individuale di un artista.

 Dalla parola quindi solo in un secondo momento nasce la scrittura, che è il tentativo di ripristinare una presenza, di riattualizzare qualcosa che ora manca, colmare l'assenza della voce continuando a  parlare mediante le parole scritte. La scrittura quindi ha molte funzioni tra cui quella di individuazione, cioè la generazione di una forte consapevolezza di noi stessi, perché tramite essa, nel momento in cui ci esprimiamo, noi  rendiamo consapevoli gli altri ma ancora prima noi stessi di quel che proviamo.   Nelle situazioni in cui non siamo consapevoli ma sentiamo di provare qualcosa di poco chiaro, di confuso, scrivere spesso ci fa trovare le parole per esprimerci e ci chiarisce  sentimenti, incertezze, ambivalenze dentro di noi. (“per esprimere la propria voce ci vuole chiarezza interiore, o una gran confusione che si chiarisce nella scrittura...” Francesco Piccolo).  E quando siamo bloccati da angosce, nevrosi, sentimenti che non riusciamo a tirar fuori magari solo perché ce ne vergogniamo o perché temiamo possano non piacere agli altri, essa può assumere un valore addirittura terapeutico. Se ci si libera da paura rigidità rabbia, può venire alla coscienza un'azione, un'emozione, un'immagine che si è registrata anche molto tempo prima ed è rimasta in noi. In questo senso può essere importante ad esempio tenere un diario. La scrittura è dentro di noi, basta liberare le associazioni mentali, affrontare le nostre ossessioni.
 Circa la valenza terapeutica c'è chi ha studiato con metodologie scientifiche gli effetti benefici della scrittura: a partire dagli anni Ottanta James Pennebaker, docente alla Facoltà di Austin in Texas ha  rilevato, con una ricerca durata circa venti anni, le ricadute positive non solo psicologiche ma anche fisiologiche, immunologiche, ecc., misurabili oggettivamente, che i pazienti avevano scrivendo dei propri sentimenti ed eventuali traumi; c’è chi ha ideato (vedi Guarire con la scrittura di Revault)  un metodo  basato sulla scrittura come ascolto di sé stessi, individuazione, autorizzazione a scrivere, metodo di liberazione di sé stessi:  la scrittura primitiva, la scrittura-follia che parte dalle parole per noi importanti e arriva al flusso di coscienza; la lettera simbolica, scritta a qualcuno che ci ha fatto soffrire o che al contrario ci ha dato affetto o amore, il racconto di ricordi lontani, ecc.  
Senza arrivare ai casi in cui la scrittura è stata usata come terapia anche con psicotici più o meno gravi (vedi: “Quel drago sconfitto”, Governali, Nicotra, che tratta dell'esperienza fatta a Catania con pazienti in cura al reparto psichiatrico della AUSL), mediante la scrittura possiamo senza dubbio  dare spazio all'immaginazione, riprendere contatto con parti di noi dimenticate o rimosse, ascoltare e sentirsi ascoltati, accettare e conoscere l'altro: scrivere per relazionarci agli altri è importante per tutti, non solo  per lo scrittore che scrive  per pubblicare. Si scrive allora  per liberare le emozioni che ci neghiamo, i ricordi dimenticati, le paure che abbiamo. 
Secondo Oliver Saks  un uomo normale è quello che vive la sua vita come  un racconto in divenire. Ogni volta che perdiamo questa capacità di raccontare noi stessi, la nostra vita, quello che abbiamo dentro, ci siamo scompensati.  E' compito dell'operatore di scrittura “terapeutica” e di chiunque scriva per esprimersi,  riconoscere la vitalità delle parole che nascono accettandone anche la “coraggiosa e preziosa imperfezione”; anche se quello che mettiamo sulla carta non è grammaticalmente  perfetto o elegante come la prosa o i versi uno scrittore, è importante per noi e per gli altri che ci circondano.

Dalla scrittura viene infine l'espressione artistica: se è indubbio che esista una creatività ordinaria, che ognuno di noi possiede, può utilizzare,  forse il punto estremo di questa ideale e progressiva linea comunicativa è la creatività straordinaria, quella dei grandi geni dell'umanità, individui che hanno sapientemente unito in sé la libertà creativa e la capacità tecnica.

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