giovedì 10 settembre 2015

Le interviste


Roberta Andres 


Ilgiardinodeigirasoli oggi ospita una cara amica, che ha accettato il nostro invito , rispondendo alle tante domande che le abbiamo posto, dimostrando di essere davvero una persona "attenta" e "disponibile" come poche. 

Ciao, Roberta, ci parli un po' di te e della tua passione per la scrittura? Quando hai iniziato a scrivere?

R: Ho iniziato a scrivere prestissimo: mia madre conservava la mia prima commedia, scritta a sette-otto anni, e abbiamo riso tante volte sullingenuità di quelle righe! Ho sempre scritto: la scrittura è diventata prestissimo per me la forma di comunicazione più facile e diretta. Ancora adesso, quando devo comunicare qualcosa di importante, di intimo, a qualcuno a cui sono legata, mi viene spontaneo farlo per iscritto perché con questo canale riesco a essere più lucida, più sintetica e più  sincera di quanto invece riesca ad essere quando parlo, ambito in cui viene fuori la mia difficoltà a esternare le  emozioni. Intorno ai trenta anni ho cominciato a scrivere racconti e a pubblicarli … e così via, fino ad arrivare alla stesura di romanzi! Il tutto intervallato da una vita personale e professionale normale: matrimonio, due figli, l’insegnamento. In certi periodi ho  smesso di scrivere ma non sono stata affatto bene: scrivere è la mia naturale condizione, quando sono in equilibrio.

Hai mai frequentato corsi di scrittura? se sì, pensi che siano stati utili?

R: Ho frequentato molti anni fa un corso con Nadia Tarantini; poi un corso on line tenuto da una rivista letteraria. Sono stati  importanti per sbloccarmi da empasse momentanei che stavo vivendo, quelli a cui mi riferivo nella precedente risposta.


Come descriveresti il tuo modo di scrivere?

R:  Se mi chiedi del modo in cui vivo il processo della scrittura, ti dico soprattutto “visionario”, nel senso che “vedo” prima quello che poi racconto: a volte mi metto a scrivere mentre vedo, gli avvenimenti accadono e i personaggi parlano e io   non so (almeno a livello cosciente) cosa  succederà e cosa  diranno, quindi mi limito a trascrivere.
Se invece mi stai chiedendo come  descriverei i miei scritti, direi soprattutto “sintetici”: la sintesi è sempre stata la mia principale caratteristica,  per questo arrivare al romanzo ha richiesto un duro lavoro che è ancora in fieri.

Qual è il genere letterario che ti piace in particolar modo?

R:  Direi in generale la narrativa, con particolare riferimento al romanzo psicologico, allo storico, e al sentimentale-erotico.

Cosa stai leggendo in questo momento?

R: Tutti i libri che  sono riuscita a trovare sulle Quattro giornate di Napoli,   che fa da sfondo  allintreccio del romanzo che sto scrivendo in questi mesi: proprio in questi giorni ho finito  di leggere “La guerra di mamma” scritto da Gaetana Morgese,  figlia di Maddalena Cerasuolo,   una delle poche donne a partecipare al moto napoletano, insignita della medaglia al valore  militare.


Molti giovani autori non hanno mai letto i classici della letteratura. Tu credi che sia "lecito"avere una simile lacuna?

R: Francamente mi sembra una ben grave lacuna ! Forse parlo anche da insegnante di italiano oltre che da scrittrice, ma ritengo che le radici su cui poggiamo, tutti, sono quelle degli scrittori che ci hanno preceduto, in particolare quelli della nostra tradizione  italiana. Siamo  inevitabilmente permeati di tutti gli scrittori che abbiamo studiato e letto e credo sia giusto così; apparteniamo (anche se a volte immeritatamente) ad una tradizione imponente sia dal punto di vista linguistico, stilistico,  che da quello delle trame, dei contenuti.   La tradizione e l’intertestualità, il richiamo più o meno consapevole ad altri autori,   a mio parere sono positivi perché ci inducono ad uscire da un’autoreferenzialità che, venendo meno il confronto, rischia di diventare narcisismo sterile.

Hai qualche progetto in cantiere? Qualche lavoro che verrà pubblicato a breve?

R: Sarà pubblicato a giorni il mio primo romanzo in e-book: “Le foto di Tiffany”, edito da EEE di Torino.

 Ce ne vuoi parlare?

R:  “Le foto di Tiffany” è un romanzo sentimentale con un pizzico di erotico: la protagonista è Tiffany, chiamata così dalla madre  per motivi che saranno spiegati nel corso della narrazione. Ha poco più di trent’anni, single, fa la giornalista a Bologna;  un giorno  riceve da un numero sconosciuto un sms  che le segnala   sul web  una propria foto,  nuda e col viso in bella mostra. Tiffany rimane sconcertata perché  non ha mai permesso a nessuno di fotografarla nell'intimità e non ha la minima idea di quando, da chi e dove questa foto possa essere stata scattata! Da qui parte l’intreccio: la ragazza vuole a tutti i costi  trovare una spiegazione; oltretutto viene tormentata da altri messaggi  e inspiegabilmente si imbatte, in varie parti della città, in altre foto che la raffigurano! Nel tentativo di  capirci qualcosa chiede aiuto alla seconda moglie del padre e ad alcuni suoi ex. Poi man mano questa storia, inizialmente angosciante, comincia a dipanarsi e la porta verso un cambiamento … ma qui non vado oltre: invito tutti a leggere come va a finire!

 Quale è stato il tuo primo approccio  con questo genere letterario?

R: Alcuni anni fa ho scritto  il mio primo racconto erotico, “Rosso e nero”, pubblicato da Perrone di Roma in un’antologia; ne ho scritti poi altri che sono ancora inediti. Mi piace molto scrivere questo genere di testi per il particolare mix di intensità e leggerezza su cui bisogna mantenere il tono della narrazione!

 Potresti vivere senza la scrittura?

R: Come dicevo prima, mi è successo di non scrivere in alcuni periodi della mia vita, in occasione di grandi dolori, o al contrario di grandi gioie che mi hanno riempito le giornate e cambiato la vita quotidiana, come la nascita dei miei due figli. A volte per alcuni mesi, a volte addirittura per due o tre anni, ma sono stata male:   per me non scrivere è una condizione innaturale.

 E senza leggere?

R: La lettura va di pari passo con la scrittura: nei periodi di cui parlavo il black out riguardava anche la lettura, che però ho recuperato prima e più facilmente.


Cosa consiglieresti ai giovani autori che si affacciano nel mondo dell'editoria?

R: pazienza, perseveranza, amore per la scrittura e disciplina; focalizzarsi sul fatto che si scrive innanzitutto per noi stessi, perché ne abbiamo bisogno, poi se si pubblica tanto meglio! Cerco di guardare al mondo dell’editoria con un po’ di distacco ironico: il mondo potrà anche fare a meno dei  miei scritti, ce ne sono talmente tanti migliori dei  miei:  sono io che non posso fare a meno di scrivere, e quindi continuo con pazienza e passione! Per andare più sul pratico, invece, consiglierei di non cedere agli editori-tipografi, quelli che pubblicano a pagamento, e di non scoraggiarsi, mirando bene alla Casa Editrice giusta sulla base del catalogo: quel che viene considerato inadatto alla pubblicazione da una CE sarà  magari apprezzata e valorizzata da un’altra, anche più piccola, purchè seria!


C'è una domanda alla quale avresti voluto rispondere e che non ti è stata fatta? Se sì, dicci quale e dacci la tua risposta.

R: Mi piacerebbe che mi chiedessi chi mi aiuta (o mi ha aiutato) a  portare avanti questa passione, in mezzo ai tanti contrattempi e alle tante attività della vita quotidiana che continuamente  rischiano di distrarmi:   devo sicuramente  ringraziare la mia più cara amica, Franca De Angelis (siamo legate da quando avevamo sei anni), che un giorno mi ha detto che ero “una scrittrice pigra” e che dovevo “darmi una mossa”; e anche, di cuore, l’Associazione EWWA, una rete solidale di donne scrittrici che è fonte inesauribile di spunti, consigli, stimoli!

      Ringraziamo Roberta e vi diamo appuntamento a presto, quando torneremo a parlare di lei e del suo romanzo "Le foto di Tiffany".


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