Tiffany è una bella trentenne, giornalista, che vive a Bologna. Un giorno riceve sul suo smartphone un inquietante messaggio, accompagnato da una sua foto, che la ritrae di spalle, nuda. Si tratta di lei, senza alcun dubbio, è riconoscibile da un tatuaggio, un’iris, alla base della schiena. Ma chi le ha scattato quella foto? Non sarà quello l’unico messaggio del genere e la ragazza, dapprima inquieta, poi sempre più curiosa di conoscere l’identità del misterioso stalker, si metterà a indagare per risalire all’autore di quelle foto che la fanno sembrare così bella, così sensuale… Inizia così il romanzo erotico scritto da Roberta Andres, scrittrice abruzzese ( abita a Pescara), che, con questo lavoro dimostra di essere un’abile narratrice e anche un’esperta tessitrice di storie che hanno il sapore di “mistero” e che poi si rivelano piene d’amore, appena accennato, ma narrato in maniera magistrale.
Il romanzo di Roberta Andres inizia in questo modo:
Tiffany usciva
frettolosamente dalla redazione del quotidiano in cui lavorava da quattro anni,
le braccia ingombre di pacchetti e di buste di varie dimensioni, la borsa del
computer a tracolla: era andata a fare shopping nella pausa pranzo, in vista
del prossimo matrimonio del padre. Era il tramonto; di solito non finiva mai di
lavorare così presto, ma quella sera era riuscita a chiudere gli articoli prima
del solito e già pregustava una serata in solitario relax a casa coi gatti,
stesa sul divano davanti alla televisione in compagnia di una pizza da asporto,
una porzione di patatine fritte e una panna cotta ai frutti di bosco.
Quando il telefono vibrò
nella tasca si confuse un momento rischiando di inciampare, cercò di liberare
una mano dai pacchetti per prenderlo e controllare chi fosse, poi imprecò tra i
denti dandosi dell’imbecille, per la sua mania di essere sempre reperibile e
disponibile per tutto e tutti, che le causava attacchi d’ansia quelle rare
volte che non riusciva a esserlo! Respirando profondamente decise di aspettare
almeno di essere in automobile, seduta comodamente, prima di leggere il
messaggio che era arrivato, anche perché sarebbe stato quasi impossibile farlo,
a meno di sedersi sui gradini del palazzo e spargere la quantità di oggetti che
aveva in mano per terra intorno a sé, rischiando di far inciampare i colleghi
che uscivano e dando un ben strano spettacolo ai passanti!
Era tipico del carattere di
Tiffany correre alla velocità del mondo che le turbinava intorno, inseguirlo
senza mai riuscire a imporre un tempo suo proprio e a “staccare”, assecondando
le proprie esigenze e i propri ritmi. Forse proprio per questa sua maledetta
tendenza era finita a lavorare nella redazione di un quotidiano, dove i tempi
di lavoro erano velocissimi, la vita privata veniva messa da tutti in secondo
piano e si correva all’impazzata, inseguendo l’ultima notizia, il titolo,
l’informazione necessaria a chiudere la pagina. Lei lavorava alla Cultura, dove
gli eventi erano per lo più programmati e routinari, il lavoro più riflessivo
di quanto non avvenisse per la Cronaca, ma comunque viveva molte ore della sua
giornata, da anni, in un ambiente in cui fare le cose con calma era considerato
impensabile e anche un po’ colpevole!
Rimuginando si diresse
verso l’automobile parcheggiata poco lontano, sforzandosi di non accelerare i
passi sul selciato; era una sfida con se stessa, una di quelle che si imponeva
almeno una volta al giorno da quando aveva capito quanto questa sua
caratteristica la facesse soffrire e non servisse a nulla se non a diventare
succube di tanti che, incontrati lungo il cammino, ne avevano approfittato.
Dopo aver frugato nella
borsa in cerca delle chiavi della macchina, per una manciata di secondi che le
sembrarono lunghissimi, mentre il telefono continuava a “cinguettare” una volta
al minuto, riuscì a trovare le chiavi, aprì lo sportello e piombò sul sedile,
lanciando pacchi, pacchetti e buste su quello laterale. Finalmente!
Rimestò nella tasca del
giaccone e tirò fuori lo smartphone che lampeggiava: messaggio, numero
sconosciuto!
Una frazione di secondi per
leggerne il testo: www.****.it. Niente altro, sullo schermo, che un indirizzo
del web. Incuriosita cercò subito di connettersi ma, accidenti!, era senza
credito e il wireless della redazione era troppo lontano. Per un attimo le
balenò l’idea di tornare in ufficio, ma poi riflettendo tirò nuovamente un
lungo respiro e si disse ad alta voce, col tono di chi impartisce una lezione:
“Ho finito la mia giornata
di lavoro, sto tornando a casa, non c’è niente di così urgente che debba farmi
cambiare programma!”
Così conosciamo Tiffany e, pagina dopo pagina ci
immergiamo in una storia che sa di giallo, di suspence, di intrigo e, quasi
senza accorgercene, veniamo catapultati in un’atmosfera “finemente erotica”,
che non sfocia mai nel volgare o nello scontato. Tiffany ci accompagna lungo le
strade di Bologna, alla ricerca della persona che le ha scattato, chissà quando,
delle foto bellissime, sensuali, passionali. La sua curiosità diventa la nostra
curiosità e, fino alla fine, ci chiediamo, così come fa lei, chi è stato a
scattarle quelle foto e quando lo ha fatto. Ce lo chiederemo fino alla
conclusione del racconto che, chissà perché, dà l’impressione che non si
concluda sul serio con l’ultima parola scritta. Ci sarà un seguito? Noi lo
speriamo.
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